Oltre al già citato Cerri , aggiungo anche Mauri classe 96' della Primavera del Parma,quest'anno ha fatto un paio di presenze in campionato e una in Coppa Italia, Donadoni lo stima molto il prossimo anno potrebbe trovare spazi
Estrapolato da un articolo che ho letto su calciomercato
Prendiamo proprio la Roma, capace di produrre già oggi una formazione da "Ritorno al Futuro": Skorupski; Golubovic, Jedvaj, Romagnoli, Dodò; Salih Ucan, Verre; Caprari, Sanabria, Paredes; Berisha. Per non parlare di Ricci, Pettinari e tanti di quei ragazzi cresciuti nel settore giovanile giallorosso (il lavoro di Bruno Conti e Alberto De Rossi, da applausi), già pronti per essere titolari in quasi tutte le squadre di B e in molte di A.
Beh direi niente male , in questa schifosissima serie B , farebbero la loro porca figura....
GIOVANISSIMI NAZIONALI ..... ROMA CAMPIONE D' ITALIA
Dopo sette anni di attesa, la Roma riagguanta il titolo di Campione nella categoria dei Giovanissimi Nazionali. Ad Abbadia San Salvatore (Si) la Juventus deve arrendersi alla realizzazione sotto porta del gigante Scamacca, uno dei piu' attesi, ma può recriminare per il rigore sbagliato malamente dal capitano Ndiaye quindici minuti dopo. Al netto delle occasioni avute, la Roma legittima il successo e spezza così il monopolio dell'Inter che ha vinto le ultime due edizioni. La Roma mette in mostra i suoi talenti migliori, da Scamacca, ai centrocampisti Marcucci e Meadows. Neutralizzato nella Juventus l'attaccante Goh, mentre il centrale Edoardo Bianchi fallisce l'impresa di strappare il titolo alla sua ex squadra.
G Factor: Davide Di Molfetta, la promessa rossonera che manda al tappeto gli infortuni
E’ tempo di raduni in Serie A, si ricomincia. C’era molta attesa in casa Milan, con l’iniezione di entusiasmo portata da Pippo Inzaghi. L’ex allenatore della Primavera rossonera ha grande fiducia nei suoi giovani, con i quali ha costruito la sua prima avventura da allenatore, che gli ha permesso di approdare in prima squadra. C’erano ben nove aggregati dalla Primavera, tra questi anche Davide Di Molfetta. Ma chi è Di Molfetta? Esterno d’attacco classe ’96, cresciuto nel settore giovanile rossonero sin da bambino, fu pescato dal Milan dalla scuola calcio “Rondinella” di Sesto San Giovanni.
Il suo talento emerge nella stagione 2009/10, quando gioca nei Giovanissimi Nazionali di Bertuzzo. Forma un ottimo tridente con Fabbro e Ronchi, Di Molfetta diventa presto una macchina da gol e segna anche la rete decisiva contro la Roma nella finale del “Memorial Scirea”. Proprio con Bertuzzo s’inizia a vedere il giocatore funambolico che conosciamo oggi. Di Molfetta è impiegato soprattutto da esterno alto nel 4-3-3 ma è adattabile anche da trequartista o da seconda punta, posizioni in cui perde un po’ d’imprevedibilità dei suoi movimenti devastanti quando parte dalle corsie laterali ma si trova più nel vivo della manovra offensiva. Deve migliorare nei movimenti senza palla, attaccando di più la profondità, vista la spietata lucidità sotto porta di cui è dotato.
Di Molfetta brucia le tappe e, dopo qualche mese negli Allievi Regionali, è inserito da Danesi negli Allievi Nazionali, andando a disputare anche la final eight di Chianciano. L’anno dopo arriva poi il suo maestro, Pippo Inzaghi, che stravede per Di Molfetta e lo considera tra le promesse più interessanti della sua formazione Allievi Nazionali, la prima esperienza del Superpippo allenatore. Davide segna cinque gol in venti presenze ma in quella stagione è catapultato spesso sotto età in Primavera, dopo aver partecipato al ritiro invernale in Portogallo. Di Molfetta è conteso tra Allievi e Primavera e, infatti, in alcune occasioni gioca sia il sabato che la domenica.
Chiude la stagione con gli Allievi Nazionali, il Milan decide di farlo crescere nella sua categoria. Arrivano anche le prime chiamate in Nazionale, Di Molfetta debutta in Under 16 nella doppia amichevole contro la Slovacchia. La prima gara termina 0-0, la seconda 3-1 con un gol e un assist a Fabbro per Di Molfetta. Zoratto poi lo renderà un punto fermo della sua Under 17, che nel 2013 ha perso la finale dell’Europeo ai rigori contro la Russia.
Nell’annata successiva continua ad essere Pippo Inzaghi la guida tecnica con cui confrontarsi, ma stavolta nella categoria Primavera. Davide è tormentato dagli infortuni muscolari, si ferma in ritiro e salta le prime giornate di campionato ma poi rientra da vero guerriero e va subito a segno contro il Cagliari, confermandosi poi nella partita successiva contro il Varese di Maurizio Ganz e mettendo a segno poi una doppietta contro il Brescia. Davide non si ferma più, segna otto gol in nove partite. Debutta anche in prima squadra nell’amichevole contro il Caen, dove si disimpegna bene in un tridente composto anche da Matri e Niang.
Molto presto, però, lo stiramento subito torna a dargli noie, arriva una ricaduta che prima gli impedisce di essere tra i protagonisti della Viareggio Cup vinta dal Milan (totalizza solo una presenza di venticinque minuti) e gli fa saltare tutta la seconda parte del campionato Primavera. Di Molfetta ritorna in campo al trofeo internazionale “Angelo Dossena” e, come al solito, lo fa segnando. Il Milan batte 2-0 l’Udinese e Di Molfetta realizza una rete di pregevole fattura ), saltando due avversari prima di calciare a rete. Un altro rientro bagnato dal gol, un altro segnale di personalità e determinazione, le qualità che ricerca Pippo Inzaghi, che gli ha dato la gioia di partecipare al raduno della prima squadra. Brocchi è pronto a seguire la sua crescita in Primavera, sicuramente Inzaghi continuerà a seguirlo con occhi molto attenti. E chissà se un giorno non possa seguirlo, sognando San Siro.
Ultima modifica di Tonnotopo il 12/07/2014, 13:04, modificato 1 volta in totale.
Questo è l'elenco dei ventisei convocati per il ritiro di Chatillon della Juventus Primavera, allenata anche nella prossima stagione da Fabio Grosso.
Ci sono quattro volti nuovi, escludendo i vari ragazzi promossi dagli Allievi. Si tratta del difensore spagnolo Carlos Blanco Moreno (18) appena prelevato dal Barcellona, il portiere greco Ioannis Nikolitsas (17), direttamente dalla Berretti della Pro Vercelli, il compagno di reparto Leonardo Vitali (15), già nazionale under 15 in arrivo dal Perugia e strappato ad una folta concorrenza, ed infine João Afonso Paula Silva (16), difensore ex Benfica.
BNOU-MARZOUK YOUNES BRESCIANI LUIGI BLANCO MORENO CARLO CLEMENZA LUCA CONSOL PATRIK DEGRASSI ALESSANDRO DI GIOVANNI FEDERICO GRANATIERO LORENZO HROMADA JAKUB KASTANOS GRIGORIS MACEK ROMAN MESTRE FRANCESCO MURATORE SIMONE NIKOLITSAS IOANNIS OTIN LAFUENTE HECTOR PAULA DA SILVA JOAO AFONSO PELLINI STEFANO PELLIZZARI STEFANO RIZZO LUIGI ROMAGNA FILIPPO ROUSSOS ALBERTOS SAKOR VAJEBAH SEVERIN YOAN SOUMAH ALHASSANE UDOH KING PAUL AKPAN VITALI LEONARDO
Una generazione di potenziali fenomeni. La classe 1998 costruita dal Milan è, a detta di tutti gli addetti i lavori, una delle migliori in circolazione in Italia ed in Europa. Un gruppo costruito negli anni, con pazienza e lungimiranza dall'occhio clinico di Mauro Bianchessi capace di trovare in giro per l'Italia alcuni dei migliori prospetti. Oltre a Mastour, che ha sempre fatto parte di rose più grandi di lui a livello anagrafico, il gruppo dei '98 rossoneri ha vissuto il suo anno di grazia nella passata stagione con Brocchi in panchina vincendo il campionato degli Allievi I e II Divisione e facendo una grandissima figura a livello internazionale: secondo posto al Mondiale per Club Nike giocato a Manchester un anno fa, terzo posto alla Al Kass Cup in autunno e secondo posto ad aprile nel primo Memorial Aragones. Quando Pippo Inzaghi parla di generazione da tenere sotto controllo dice il vero.
Sono tanti i profili che potrebbero esplodere nella prossima stagione. Si parte dal portiere ovvero Gianluigi Donnarumma, un armadio di oltre 1.90 che gioca sotto età essendo un '99 ma già paragonato a grandi numeri uno della scuola italiana. In difesa il talento più puro è quello di Andres Llamas, terzino mancino di grande qualità (titolare fisso nelle under italiane) così come ha saluto farsi notare anche Malberti, capace di giocare sia a destra sia al centro. In mezzo al campo la qualità di Manuel Locatelli è cosa nota tant'è che sarà uno dei membri della Primavera di questa stagione. Corsa, grinta e buone doti anche per Mattia El Hilali, vero motore del centrocampo della squadra di Brocchi nella passata stagione.
Da tenere sotto controllo anche De Piano (regista classico con gran visione di gioco e precisione chirurgica nei passaggi) e Nicolò Zanellato, mezz'ala di lotta e di governo. In attacco sono una garanzia i gol di Patrick Cutrone (anche lui promosso in Primavera e già alle dipendenze di Inzaghi nel finale della scorsa stagione) mentre dovranno dimostrare continuità sia Miahel Modic (fratello di Andrej che è partito con la prima squadra per gli USA) e La Ferrara. Mastour e i suoi fratelli, una generazione di grandi promesse a forti tinte rossonere.
Milan, Mastour e i suoi fratelli: ecco i talenti d'oro Da Modic a Mastalli, largo ai prodotti del settore giovanile rossonero: Inzaghi li ha avuti in Primavera e li ha voluti in tournée
"Pure tu in America, ma rendetevi conto...", scherzava Inzaghi la settimana scorsa facendo un cognome ad alta voce durante l’imbarco per New York. Quel cognome era uno dei sette. I sette ragazzini a cui questa estate ha consegnato il passaporto da adulti. I sette che Pippo non solo ha voluto con sé dal giorno del raduno, ma che ha aggregato alla prima squadra anche per la tournée negli Usa. Il fatto che la loro presenza sia dipesa in buona parte dalle vacanze di chi ha giocato il Mondiale non dev’essere considerata una semplice circostanza fortuita, ma un’opportunità. Anzi, un’esigenza, visto che la valorizzazione dei giovani è un tema recentemente toccato da Berlusconi in persona. Il nuovo corso aziendale ha una linea guida molto chiara: i campioni occorre costruirseli in casa. Anche perché quelli cresciuti altrove costano troppo. Eccoli, in ordine alfabetico: Zan Benedicic, Davide Di Molfetta, Alessandro Mastalli, Hachim Mastour, Andrej Modic, Marco Pinato e Stefan Simic. CICLI — Benvenuti nello spogliatoio dei grandi, anche se tutto sommato ritrovare la faccia tranquillizzante di Inzaghi è già un ottimo punto di inizio. A parte Mastour, che a 16 anni appena compiuti ha bruciato le tappe (è già considerato parte integrante della prima squadra), gli altri sono stati discepoli di Pippo. Che negli ultimi tempi al Milan qualcosa di buono a livello giovanile si stia muovendo è evidente dai risultati (nel 2010 scudetto Giovanissimi e Coppa Italia Primavera, nel 2011 scudetto Allievi e quest’anno il torneo di Viareggio), ma anche dal buon numero di ragazzi ritenuti pronti per iniziare l’affiancamento in prima squadra. "Potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto importante", riflette Filippo Galli, che inizia il sesto anno da responsabile del settore giovanile. "Il budget è aumentato e stiamo investendo molto sull’attività di base, con cicli quinquennali. Lo scouting è importante, certo, ma il lavoro sul campo lo è anche di più. Il talento ora te lo devi formare in casa anche perché così lo imposti a livello motorio secondo la tua filosofia". CAUTELA — Dopo di che tocca alla sensibilità degli allenatori. Inzaghi l’ha avuta fin dal primo anno con gli Allievi. "La sua esperienza è il nostro valore aggiunto — assicura Galli —. Conosce la missione del club, fatta di tecnica ma anche di comportamento. Con lui c’è il rispetto assoluto. E’ da qui che si riparte in termini di stile e senso di appartenenza. Pippo ha tutto perché la nuova avventura abbia risvolti diversi dal passato". E allora avanti con i ragazzini terribili, che abbiamo conosciuto in queste prime uscite stagionali. Modic, classe ‘96, si era messo in evidenza col Renate. Può giocare su tutta la mediana, ha personalità e visione di gioco soprattutto da centrale. Mastour ha fatto il fenomeno col Monza, saltando gli avversari come birilli. C’è chi lo ha già definito il nuovo Neymar, ma ha solo 16 anni e bisogna andarci molto piano. Anche Mastalli (‘96) si è dimostrato all’altezza: testa alta a in mezzo al campo e molta sostanza. Ragazzo carismatico. Restando a centrocampo troviamo Benedicic, ‘95 sloveno, attitudini offensive e grande potenza fisica: sta andando in prestito al Leeds. In difesa c’è Simic, un altro ‘95: può giocare a destra e in mezzo. Sempre fra i ‘95, Pinato è un esterno sinistro potente e abile a inserirsi, mentre Di Molfetta (un ‘96) è un attaccante abile nell’uno contro uno. Giovani promesse crescono: arrivederci nello spogliatoio dei grandi
Sassuolo, Losito: "Aurelio, baby bomber da 41 goal"
E' notizia di queste ore il passaggio del giovanissimo attaccante Giuseppe Aurelio al Sassuolo. Nato nel 2000, l'ultima sua stagione è stata strabiliante: 41 reti in 46 partite, quindici delle quali giocando sotto età nel campionato Elite '99. Numeri da bomber autentico, seppure ancora molto in erba. Il suo trampolino di lancio è il Tor di Quinto, storica scuola calcio romana che dal 1946 funge costantemente da serbatoio per le squadre di categoria superiore.
La nostra redazione ha contattato Alessandro Losito, Direttore Sportivo del Tor di Quinto, per avere qualche ragguaglio su Aurelio e Righetti, altra brillante promessa appena passata ad un club di serie B, oltre che per fare una panoramica di questa rinomata fucina di talenti.
Il Sassuolo ha fatto un grande colpo con Aurelio? "Sì, è un ragazzo che quest'anno con noi ha dimostrato tutto il suo valore e si merita di avere un palcoscenico da professionista. Lo abbiamo prelevato l'estate scorsa dal Bracciano. Tenetelo d'occhio".
Che tipo di attaccante è? "E' una prima punta di piede sinistro, calcia bene anche dalla distanza e tira al meglio le punizioni, ci sa fare anche di testa".
E di carattere? "E' un ragazzo molto sorridente, umile e alla mano, un pò guascone, speriamo si mantenga così, ma del resto noi lavoriamo tantissimo sul carattere dei ragazzi e il fatto che abbia fatto bene da noi è già una garanzia".
Azzarderebbe qualche paragone illustre? "Sinceramente non saprei dire, perchè non ho visto i grandi giocatori quando avevano l'età di Giuseppe. Lui ha solo 14 anni e tanta, tanta strada da fare, ma una cosa è certa. Il Tor di Quinto ha dato i natali calcistici a tantissimi giocatori".
Ci dica qualche nome "Sono veramente tanti. Simone Sini, Luca Antei, Paolo Frascatore, Gianluca Freddi, Kevin Zarineh (tutti finiti alla Roma, ndr), Romeo Papini, il portiere Groppioni ora in Ungheria, Luca Paganini del Frosinone, Stefano Napoleoni, Davide Moscardelli, Ferdinando Sforzini e Marco Materazzi che incarna il nostro giocatore tipo, grintoso e di classe. In passato abbiamo svezzato Stefano Desideri e Tonino Tempestilli".
Mi risulta abbiate venduto anche Edoardo Righetti "Esatto, è un terzino sinistro di spinta classe '99, lo abbiamo dato al Varese. Anche lui è un ottimo giocatore, e sa calciare bene anche di destro. A gennaio abbiamo ceduto Desideri alla Lazio".
C'è qualcun altro in rampa di lancio? "Noi siamo sotto l'occhio degli osservatori dodici mesi all'anno, partendo dal ritiro. Non è un caso che lanciamo così tanti ragazzi, merito del nostro lavoro e del presidente Testa che ha una trama di contatti per poterli cedere nelle piazze importanti".
Lei ha parlato di grinta, è questo che vi contraddistingue al Tor di Quinto? "Sì. Noi non trattiamo i ragazzi con i guanti bianchi, qui sviluppiamo un percorso di tipo caratteriale oltre che tecnico. Per fare bene da noi bisogna avere un carattere forte. Infatti i ragazzi che partono da qui in genere poi arrivano, a differenza di altri che vanno un anno nelle grandi squadre e poi tornano indietro. Non so quanti club dilettantistici possano esibire i nostri numeri".
Pronti, via… cinque gol. Il biglietto da visita lo firma George Puscas, cinque gol al Lanciano nel debutto in campionato della nuova Inter Primavera di Vecchi. Un 7-0 in cui Puscas, romeno purosangue, s’è inventato la cinquina e si è preso gli applausi di tutti. Gli stessi che gli aveva riservato la sua gente dopo il gol all’Italia con la sua Under 21 romena. Una stellina che l’Inter si coccola. E che il direttore del settore giovanile nerazzurro, Roberto Samaden, racconta in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com.
Direttore, la cantera Inter ha sfornato un altro talento…
“Speriamo, speriamo di sì. Ma attenzione: Puscas non è un’operazione di cui mi prendo il merito, dietro c’è un retroscena da raccontare”.
Prego.
“Puscas è arrivato con un lavoro di gruppo, come sempre: lo ha scoperto Pierluigi Casiraghi, il nostro top player quando si tratta di scovare talenti all’estero. Un’operazione portata avanti due anni fa da Piero Ausilio con la società romena proprietaria del cartellino di Puscas, adesso ce lo godiamo”.
Anche perché sembra essere arrivato il momento del boom per George.
“Assolutamente. Viene da un’ottima stagione, speriamo possa farne una ancora più importante quest’anno. Parliamo di un classe ’96, un talento che riteniamo al top della nostra Primavera”.
Contate di poterlo inserire come jolly per la prima squadra?
“All’occorrenza, può rientrare nel giro. Non bisogna mettergli pressione, ci vuole calma e serenità. Ma Puscas ha fatto tutto il ritiro con la prima squadra a Pinzolo, anche con la sua Under 21 ha dimostrato il valore che rappresenta. Insieme a Bonazzoli e Camara è uno di quei prospetti che speriamo possano essere all’altezza, senza mettergli pressione”.
Cinque gol, però, non sono pochi…
“Devo dire che oggi George ha fatto gol anche grazie al lavoro della squadra. Sono stati fantastici, il merito di una cinquina così va condiviso anche con l’allenatore Vecchi e con i compagni, si pensa sempre a giocare tutti insieme. Al massimo”.
Ricordava un debutto così, da cinque gol alla prima di campionato?
“Non lo ricordo, a memoria. Cinque sono tanti (ride, ndr). Mi fa davvero piacere però che George abbia iniziato così forte. Mi ha fatto felice anche il gol di Steffé l’altro giorno, ma per diventare grandi giocatori servono altre cose. Mentalità, umiltà, professionalità. Puscas lo sa: in lui abbiamo fiducia, può esplodere in futuro”.
Le ricorda qualcuno in particolare?
“Puscas unisce qualità tecnica a fisicità, trova la porta sempre. Sa giocare spalle e fronte alla porta, è un attaccante moderno, in grado di fare la prima e la seconda punta. Ha un’ottima tecnica. E lo dico dopo averne viste tanti da queste parti: Balotelli, Martins, Pandev, Destro, Longo, Livaja… speriamo che Puscas possa fare benissimo. Noi ci crediamo”.
Quel qualcosa. Qualcosa cosa? Qualcosa in più. Si avverte soltanto. Ma è lì. Però spiegarlo… Tocca vedere, sentire. X Factor: parte, arriva, ti prende e ciao. Un lampo. Poco da filosofeggiare, pura percezione invece. Intuizione anche. Talento, in pratica. Se giovani? Meglio. Purchè Bravi (e non Michele…). Ci vuol l’occasione per esprimersi però. E il palco è l’Europa League. Tanti Carneadi per qualcuno, nel segno del novantuno. Carneadi fino a stasera, come lo svizzero Renato Steffen: con lo Young Boys a passeggiare sullo Slovan Bratislava, a fare il mignolo nella cinquina ben assestata. Altro timbro, stessa annata: Aleksandr Kokorin, nazionale russo: che ad Atene fa l’eroe. Aprendo le danze per la Dinamo Mosca in faccia al Panathinaikos. Serve di più? Ancora la carica dei ’91. E allora Patrick Herrmann, che col Moenchengladbach mette paura al Villareal. E che due anni e mezzo fa aveva steso sua maestà il Bayern Monaco. Poi Nicolai Jørgensen, sempre del 1991. Del Martin di Udine si ricorda il “Colpisce al volo Jørgenseeeeen!” di Compagnoni? Di Nicolai resterà la doppietta che in meno di dieci minuti butta giù l’ HJK Helsinki. Più giovane, più rock, più… Più: Vinícius Araújo, 1993 che fa centro col Liegi, passato da Valencia e Cruzeiro, terra di bomber alla Ronaldo, alla Villa. Ma eccolo il lampo, inutile cercare altrove: Federico Bernardeschi, chiaro. Di Carrara, della Fiorentina, classe 1994. Capace di stuzzicare anche il Manchester United, di imporsi a Crotone. Tutta la trafila nelle nazionali giovanili, sembra un predestinato: il botto stasera. Roba da X Factor, da talento: da campione che sarà?
G Factor: Fabio Castellano, la promessa dell’Atalanta che ha detto no al Chelsea e al Manchester United
Quando a sedici anni hai già ricevuto le avances di importanti club italiani e stranieri, vuol dire che hai talento e che vai seguito con attenzione. E’ il caso di Fabio Castellano, centrocampista mancino classe ’98 dell’Atalanta. Che con il suo sinistro fatato incanta gli spettatori alle gare delle giovanili al centro di Zingonia, il luogo di produzione di uno dei vivai più floridi d’Italia e d’Europa. Le sue qualità erano evidenti sin da bambino, quando indossava la maglia dell’U.S. Settimo Milanese, la squadra del suo paese. Aveva solo sei anni quando si è trasferito all’Atalanta ma su di lui c’erano gli occhi anche di Milan e Inter. La spuntò Mauro Bianchessi: a quei tempi era il responsabile dello scouting in Lombardia per l’Atalanta, oggi direttore sportivo del settore giovanile del Milan. Alcuni provini al Milan e soprattutto all’Inter, la società più interessata a Castellano. Ma il baby-talento, su consiglio di una famiglia di sani valori, sceglie l’Atalanta. Fa effetto il fascino del progetto tecnico presentato da Bianchessi e l’immagine di una società che ha storicamente puntato sul settore giovanile.
Nel Settimo giocava da attaccante, forse proprio in quegli anni ha acquisito il senso del gol. A Bergamo è prima impiegato da esterno sinistro di centrocampo, ma nei Pulcini gli cambiano ruolo: diventa un centrocampista. E’ questa la posizione in cui esplode il talento di Castellano. Prima nei Giovanissimi regionali e poi nei nazionali allenati da Gianluca Olistina. Una macchina da gol: ne mette a segno ben diciannove, sedici in campionato e tre nei tornei, tra cui spiccano i due al “Gaetano Scirea”. E’ uno specialista dei calci piazzati, con il suo sinistro chirurgico sa mettere più volte a segno reti importanti.
Prima del compimento dei quattordici anni, l’età in cui diventa obbligatorio legarsi alla propria società per più stagioni, Inter e Milan hanno riprovato a soffiarlo all’Atalanta, ma Castellano ha deciso di non muoversi da Bergamo.
Inserito negli Allievi sotto età, soffre inizialmente il confronto con avversari più grandi di lui di un anno e dotati di maggiore fisicità. Poi però entra pienamente nei meccanismi della categoria e comincia a mettersi in mostra anche negli Allievi Nazionali allenati da Sergio Porrini chiudendo il campionato con otto gol. C’è una partita che segna la svolta nel suo percorso, l’Atalanta contro il Milan è sotto 2-0, Castellano è in panchina. I nerazzurri restano anche in dieci, nella ripresa Fabio entra in campo e guida la rimonta: finisce 2-2. Le prestazioni con la maglia nerazzurra valgono la convocazione nelle Nazionali giovanili: prima l’Under 15, con cui fa gol all’esordio nello stage dei ragazzi del Nord, poi l’Under 16 e infine l’Under 17. Con la selezione di Tedino ha disputato il torneo “St.George’s Park” contro l’Inghilterra e ora punta ad andare alle gare valide per il girone di qualificazione all’Europeo di categoria previste per metà ottobre.
L’Atalanta ha deciso di blindarlo facendogli firmare un contratto da professionista perché sono state forti le sirene inglesi. Chelsea e Manchester United hanno provato a strappare Castellano all’Atalanta. Il responsabile del settore giovanile Mino Favini e la società bergamasca hanno creduto in lui, Fabio ha avuto la forza di dire: “Resto a Bergamo”.
La stagione in corso è iniziata nel migliore dei modi per Castellano, che è stato aggregato alla Primavera sotto età. Fabio ha già raccolto due presenze, contro il Lanciano in Coppa Italia e in campionato contro l’Inter, scendendo in campo dal primo minuto. Anche nelle prime apparizioni in Primavera, nonostante il divario d’età, sta confermando le sue caratteristiche. Parliamo di un centrocampista centrale completo, che unisce all’ottimo patrimonio tecnico una buona struttura fisica, un’ampia visione di gioco e soprattutto una forte personalità nel ricercare sempre il pallone in fase di costruzione. Dovrebbe migliorare nell’utilizzo del piede debole, il destro, ma negli ultimi trenta metri è devastante: riesce a sfruttare al meglio sia la soluzione dell’assist preciso per il compagno che del tiro verso la porta. I suoi modelli sono Iniesta e Pogba, ma da sfegatato tifoso interista dice di assomigliare a Thiago Motta nella capacità di dettare i tempi. Thiago Motta era un perno dell’Inter del triplete, al Chelsea c’è Mourinho, l’icona di quell’armata nerazzurra, ma Fabio non ne vuole sapere dell’Inghilterra, vuole crescere all’Atalanta, la miniera d’oro del calcio giovanile.
Pronto, Gianmarco? Vai all’Atlético’. La favola del 16enne Fiore: “Vivo un sogno, dal Manfredonia a Simeone”
Martedì. Sembrava uno dei tanti, uno dei soliti per chi ha 16 anni. Un po’ di PlayStation, telefonate con gli amici, un giro su Facebook. Quando all’improvviso arriva una telefonata. “Elio Di Toro, il direttore. Mi dice: ‘C’è l’Atlético Madrid che ti vuole da lunedì prossimo per un provino’. Sono rimasto a bocca aperta”. Non ci crede, Gianmarco Fiore. Difensore centrale classe ’98 fiore all’occhiello del Manfredonia che ha scommesso su di lui. Pietrificato al telefono, quando capisce che non è uno scherzo: “Sono andato sotto choc per qualche minuto – racconta Fiore a GianlucaDiMarzio.com – perché l’emozione è stata davvero infinita. Ma credetemi, infinita. Per me all’età di 16 anni già giocare in Serie D vuol dire vivere un sogno. Figuriamoci andare all’Atlético Madrid…”.
Gianmarco dal Miramare al Vicente Calderon, volo prenotato per lunedì: “Ho già preso il biglietto, partenza ore 18. Non vedo l’ora. Sarò a Madrid fino a sabato, me la giocherò al massimo. Ma senza scaramanzie o portafortuna: voglio semplicemente dimostrare all’Atlético che ci hanno visto bene”. A 16 anni, con i poster degli idoli alle pareti della stanza. Non proprio da Colchonero: “Il mio preferito in assoluto è Sergio Ramos. Una passione più forte di me per un difensore fantastico”. Subito aria di derby per Fiore: “Ma anche Diego Godin mi piace molto…”. E giù una risata, uno come el Caudillo è sempre meglio averlo dalla propria parte.
Non è tutto. Perché va bene l’ammirazione per i difensori come lui… “ma c’è anche Arda Turan, all’Atlético. Mi piace tantissimo, incrociarlo a Madrid sarebbe davvero il massimo. Anche se ha fatto male alla mia Juve”. Promesso sposo – si spera – dell’Atleti, bianconero dentro. “Tifo Juventus, un’altra passione che mi scorre dentro. Un giorno mi piacerebbe”. Ora, però, testa all’Atlético. Come giusto che sia. Gianmarco si racconta e pregusta una settimana da sogno. Magari, incontrando anche un certo Simeone: “Il Cholo è un allenatore incredibile. Si nota subito quanta carica dà ai suoi giocatori, mi piacciono quelli come Simeone o come Antonio Conte. Spero di poter lavorare con Diego, un giorno”.
C’è uno stage di mezzo, ma Gianmarco Fiore il suo sogno lo sta già cullando. Senza far rumore e soprattutto senza dimenticare chi gli ha permesso di rincorrerlo: “Devo davvero ringraziare tutto il Manfredonia – dice il difensore classe ’98 a GianlucaDiMarzio.com -. Innanzitutto il direttore Di Toro e l’allenatore Vadacca. Grazie a loro ho l’opportunità di trovare spazio e adesso di giocarmi quest’occasione incredibile”.
Occasione che non si aspettava, assolutamente: “Lo scorso anno giocavo con gli Allievi Regionali, a Montefiore, Gallipoli. Ricordo la partita contro la Fabrizio Miccoli – racconta Gianmarco – io giocavo al Montefiore: vincemmo 2-0 e lì il campionato fu nostro. Un’emozione enorme. Mi porterò anche tutto questo nella valigia per Madrid”. Una valigia piena di sogni, direzione Madrid. Guai a chiuderla.
L'ANNO SCORSO IN COPPA ITALIA L'ESORDIO IN PRIMA SQUADRA: “UN'ESPERIENZA INDIMENTICABILE. CERCO DI DARE SEMPRE IL MASSIMO PER RENDERE ORGOGLIOSI I MIEI GENITORI”
Nella dodicesima puntata del nostro viaggio nel mondo della Primavera andiamo alla scoperta di Mario Pugliese. Non ha bisogno di grosse presentazioni avendo già assaggiato la prima squadra nella passata stagione e vantando una significativa esperienza anche a livello internazionale con le nazionali giovanili. Centrocampista o esterno, è un giocatore di temperamento, personalità e sicuro rendimento.
Mario per te questo è il secondo anno in Primavera, in teoria l'ultimo prima di fare il grande salto nel mondo dei grandi. “E' vero, per questo è ancora più importante farlo bene. Siamo partiti con qualche difficoltà in più rispetto all'anno scorso, ma credo in questo gruppo e sono convinto che col tempo verranno fuori le qualità. Diciamo che siamo una squadra che va aspettata, ma possiamo fare bene”.
A te è capitato spesso di allenarti con la prima squadra, in estate hai fatto il ritiro a Rovetta e l'anno scorso hai avuto anche l'occasione di fare l'esordio ufficiale in Coppa Italia e collezionare qualche panchina in Serie A. Cosa ti è rimasto di quell'esperienza? “E' stata un'esperienza fantastica. Innanzitutto ti rendi conto che è un calcio diverso da quello a cui siamo abituati nelle giovanili: è più fisico, si corre di più, i ritmi sono più alti. Credo che quel periodo mi sia servito molto per crescere e migliorare, anche perché stando a contatto con grandi giocatori puoi solo imparare molto”.
E poi una sera di inizio dicembre si gioca Atalanta-Sassuolo, quarto turno di Coppa Italia. Pugliese titolare. Cosa hai pensato? “Io non sapevo che avrei giocato titolare fino a quel giorno e poi ho saputo che non solo avrei esordito, ma avrei giocato 90 minuti. Non me l'aspettavo, anche perché venivo dalla Primavera ed ero per di più anche sotto-età. E' stato bellissimo, una grandissima soddisfazione e spero di riuscire a farne altre in prima squadra anche quest'anno perché è stata davvero un'esperienza indimenticabile. Nel primo tempo ero bloccato dall'emozione e ho sbagliato qualche passaggio, poi nella ripresa mi sono sciolto, ho giocato più tranquillo ed è andata meglio”.
Hai fatto anche l'assist a Kone per il 2-0... “Una gioia in più, ma quella in fondo è secondaria. Avevamo vinto, avevo esordito... Dopo tanti anni sia per me che per la ma famiglia è stata una grande soddisfazione. La mia famiglia per me è tutto, i miei genitori sono l'esempio da seguire a 360 gradi, mi danno forza, sono la mia ragione di vita e io non posso far altro che cercare di renderli orgogliosi. Quella sera quando sono entrato in campo la prima cosa che ho pensato è stata cercare i miei genitori in tribuna. Purtroppo avevano trovato traffico in autostrada e si sono persi l'inizio. Ma alla fine erano felicissimi. E per me è stata una serata indimenticabile”.
C'è un giocatore che in quel periodo ti ha aiutato più di tutti a inserirti? “Mi sono trovato bene con tutti, ma se devo fare un nome, ci tengo a ringraziare in particolare Migliaccio: fin dal primo giorno mi ha aiutato moltissimo. Giulio è davvero una bravissima persona, in campo e fuori”.
Del resto avete in comune anche l'origine napoletana. “E' vero, però a parte quello, a me piacciono i giocatori grintosi come lui, che non si risparmiano mai e danno sempre il cento per cento. Non a caso adoro il calcio inglese. Proprio settimana scorsa con l'Under 19 abbiamo giocato un'amichevole contro l'Inghilterra ed è straordinaria l'intensità con cui riescono a giocare. E a me piace il gioco fisico, anche duro ma vero”.
A proposito di Nazionale, anche in azzurro ti sei tolto parecchie soddisfazioni negli ultimi anni. “Alla Nazionale devo tanto, mi ha dato esperienza, visibilità. Da quattro anni faccio parte dei convocati e devo ringraziare i vari mister, Zoratto, Vanoli, ora Pane che mi danno sempre fiducia convocandomi. Ho vissuto esperienze straordinarie agli Europei Under 17 e ai Mondiali dove ho conosciuto anche persone fantastiche come Serioli, tra l'altro ex atalantino e nostro capo delegazione. Mi ricorderò per sempre il gol all'Ucraina all'ultimo minuto che ci ha fatto passare il girone e qualificarci al Mondiale, ma anche il gol in semifinale alla Slovacchia. Confrontarsi con le migliori realtà europee e mondiali sono esperienze che aiutano a crescere. Ti capita di affrontare giocatori incredibili come l'inglese Loftus-Cheek o il croato Halilovic, giocatori già veri che ti fanno capire quanto sia dura la strada per arrivare”.
Ma a te il carattere e la determinazione non sono mai mancate. “Valori che mi ha trasmesso la mia famiglia. Così come la passione per il calcio, da noi quasi sacro. Dai nonni agli zii, sono cresciuto sentendo parlare di calcio fin da bambino. Non potevo che appassionarmi. A Napoli con mio cugino, mio zio o mio papà giocavo dappertutto, anche in strada. Ma la svolta è stata quando ci siamo trasferiti al nord e poi la chiamata dell'Atalanta. Mi aveva visto anche l'Inter, ma temporeggiava, mentre l'Atalanta è stata decisa, è stata la società che fin da subito ha dimostrato di volermi. Per un anno mi ha fatto allenare con mister Polistina anche se non potevo giocare le partite e quel periodo mi è servito tantissimo, sia dal punto di vista tecnico che mentale. Da lì si può dire sia cominciato tutto”.