D'inverno
io e il cielo ci capiamo.
E' una storia di uomini
che si ripete
nei secoli a venire.
D'inverno
quando fa sul serio
il freddo sulla spiaggia
arriva oltre
le povere, scarne ossa
e ne fa dadi
senza numeri
su cui nessuno punta.
Ho passato notti nei bar
più malfamati,
mi sono fatto offrire da bere
da gente con il sangue ancora fresco
sulle palpebre
ed ho offerto da bere
a chi ne aveva bisogno
o capriccio
nel momento migliore.
D'inverno
il sole si fa timido
e riesce a fare luce
soltanto dove può;
in quei giorni di vagabondaggio
conobbi artisti del niente,
pittori pazzi
poeti volgari
puttane misericordiose
e circensi mancàti.
In quei giorni
conobbi il fiato limitato
della nebbia,
le scommesse bastarde e perse in partenza
dei disperàti
e gli amori ormai inesistenti
raccontàti da clandestini senza voce
che con i gesti
mi insegnarono
la distanza tra le dita
ed il cuore.
D'inverno
tutto diviene luce
sbiadita
e morta in partenza.
E questo concerto
che inizia ad ossessionare
le nostre orecchie
sporche di meraviglia.
Un grande poeta
disse che un vero
poeta
ha il dono della sintesi.
Allora rido
su di me, su di lui
sul destino della parole
che non sono mai riuscito
a fare mie
nonostante
certi inverni.
Allora
rido.
E il sole
ogni tanto
prova a farmi compagnia
consapevole del fatto
che lo tradirei
con una qualunque nebbia
sorta all'improvviso,
ecco,
proprio
sopra di noi.