tratto da tuttojuve.com.
Parla Agnelli.
AGNELLI integrale: "Conte? Sciolte le riserve, l'ho incontrato a casa mia. Vogliamo vincere. Abbiamo un appuntamento con la storia. Calciopoli? Azioni giudiziarie importanti per noi. Su Del Piero e il top player..."
Buonasera Agnelli, della Juventus che ha vinto due Scudetti di fila, se si volta indietro, di quello che è accaduto in questi anni, qual è la prima cosa che le viene in mente?
"Non è tanto l'immagine, credo sia una sensazione condivisa da me e da tutto lo staff, dai dirigenti, dall'allenatore, dalla squadra, ed è la sensazione di grandissimo orgoglio".
E se guarda invece al futuro, ora che un'altra vittoria è archiviata?
"Il futuro è un domani e noi dobbiamo guardare a quello che sarà il prossimo trionfo. Io ho sempre detto che la vittoria più bella è quella che deve venire".
Se dovesse analizzare questo periodo di successi della Juventus, qual è la peculiarità che distingue la sua società, la sua squadra, rispetto agli altri club, quelli che ha battuto in questi due anni?
"Non è il fatto di guardare gli altri club, io credo che quando abbia deciso in Famiglia di ridare una responsabilità diretta ad uno di noi, l'obiettivo era uno ed unico, riportare la Juventus a vincere, perchè nella storia della Famiglia quello ha sempre rappresentato. Per fare ciò, la parte parte preponderante che io mi ero posto, era di riportare la mentalità vincente che la Juventus ha avuto, ha e deve avere nel continuare nel suo percorso".
Mi ha sempre colpito, vedendola soprattutto in tribuna, nei 90 minuti della partita, il suo essere in quel momento un tifoso viscerale, quasi in contrapposizione con la gestione manageriale, razionale, che ha portato nella società in questi anni. Come riesce a conciliare questi due aspetti, se esistono questi due aspetti?
"No, no, esistono, eccome. Tutti i miei collaboratori sanno che da tre ore prima della partita non si discute, c'è la partita, mi danno ancora un'oretta di buono dopo la partita e dopodichè si ricomincia con le attività aziendali che sono tante e molteplice. La partità però... io sono prima di tutto un tifoso e ho il privilegio da tifoso di presiedere la squadra di cui sono tifoso, quindi quel momento è sacro; vivo la partita come se andassi in campo, tanto che prima non mangio e dopo la partita c'è sempre la sfida a chi arriva prima la pasta e solitamente siamo Buffon ed io. Hanno bisogno di recuperare".
Tifoso Andrea e presidente Agnelli. Dal 2010 ad oggi, lei ha certamente cambiato la Juventus, l'ha rivoluzionata. Ma la Juventus ha cambiato lei?
"La Juventus, sì, certamente, mi ha cambiato, mi ha dato una dimensione pubblica che prima non avevo. Già solo questo fatto vuol dire che ha cambiato la mia vita. Andare per strada oggi è diverso che andarci tre anni fa. Quindi decisamente mi ha cambiato. Ma inoltre mi ha arricchito professionalmente, perchè avere la responsabilità operativa di un'azienda come la Juventus fa sì che la crescita professionale sia stata esponenziale. Però le esperienze che ho avuto precedentemente mi avevano sufficientemente preparato al profilo manageriale; la Juventus, poi, io l'ho vissuta da quando ero bambino, quindi diciamo che l'azienda Juventus l'ho sempre conosciuta e sapevo dove andare ad affrontare i vari temi e le varie problematiche che c'erano quando siamo arrivati".
Dopo la stagione del settimo posto, la sua prima alla Juventus, lei ha cambiato poco, anzi forse ha cambiato una sola cosa, l'allenatore. E ha scelto personalmente Antonio Conte. Perchè era convinto di fare la scelta giusta in quel momento?
"Mi piace sempre fare un paragone: quando guardiamo l'ultima Champions League che abbiamo vinto era il '96 e se guardiamo all'undici che è sceso in campo in quel momento, sette undicesimi venivano dalla gestione precedente. Quando noi siamo arrivati, dico io, Marotta e Paratici e Nedved, nel 2010, abbiamo trovato una parte sportiva che era sicuramente non al livello di Juventus. C'eravamo dati due anni, che dovevano essere quelli della rifondazione, per riportare ad avere un'ossatura della squadra che avrebbe poi potuto ambire a vincere. Queste erano le idee che ci eravamo dati. Tanto che è forse celebre la conferenza stampa del febbraio 2011, quando dissi: 'Se l'anno prossimo abbiamo questi problemi, allora abbiamo un problema'. Il primo anno che si potessero avere degli intoppi, era pacifico. Guardiamo la squadra di quest'anno, abbiamo ventuno venticinquesimi completamente cambiati rispetto alla squadra del 2010; biasognava dare del tempo. L'allenatore è stato poi un elemento che nel primo anno non ci ha soddisfatto, però è stato importante il principio che abbiamo ristabilito: l'allenatore incomincia la stagione e finisce la stagione. Bisogna dare certezza. I bilanci - ho sempre detto - si fanno al 30 giugno. Antonio mi contattò - come disse - tramite un amico comune, mi venne a trovare, mi parlò effettivamente come ha detto lui per tre ore, mi riempì la testa di quello che era il suo modo di vedere la Juventus, l'atteggiamento, quello che mancava, mi convinse del tutto, tanto che è vera la battuta che fa; scende mia moglie: 'Ma chi è questo?'. 'Stai buona, questo è il prossimo allenatore della Juventus'. Dopodichè vide anche Marotta e Paratici: fummo tutti convinti che era lui la persona giusta per fare quello step successivo. L'anno scorso, quando abbiamo vinto quello splendido Scudetto da imbattuti, dissi: 'La squadra che stiamo mettendo assieme è una buona squadra, Antonio ha funzionato da acceleratore'. E quindi i risultati a cui tutti ambivamo sono arrivati un po' prima del previsto".
Quindi è andato un po' oltre le sue aspettative?
"Temporalmente, non oltre le aspettative. Quando sono arrivato, ho detto: 'La Juventus deve vincere'. Quindi l'aspettativa era di vincere. Diciamo che abbiamo vinto un po' prima del previsto".
Il primo incontro è durato tre ore. Il prossimo quanto durerà?
"Il prossimo c'è stato la settimana scorsa. Quindi da questo punto di vista... "Antonio è venuto a trovarmi a casa, sempre a casa, nello stesso divano, e abbiamo discusso di nuovo un paio d'ore. Credo che Antonio, giustamente, ha passato due anni estremamente intensi: il primo anno, lasciando il Siena, si è concentrato sulla Juventus in tutto e per tutto; l'anno scorso ha fatto di nuovo un'altra estate non assolutamente felice o facile, perchè è vero che abbiamo vinto uno Scudetto da imbattuti, però è altrettanto che nel frattempo eravamo finiti, o Antonio era finito tra le grinfie dei procedimenti legati al calcioscommesse. Quindi sono due anni che sostanzialmente non si riposo e secondo me, una settimana tranquillo, gli farà sicuramente bene. Antonio conosce le aspettative del mondo della Juventus e sa perfettamente che vincere sembra di nuovo normale, ma non è così. Quindi abbiamo discusso di quali sono le sue aspettative. Lui voleva valutare con me quelle che erano alcune esigenze per poter continuare questo percorso, chiedendomi certezze. Ma le certezze non si possono dare a nessuno, perchè anch'io vorrei le certezze di vincere la Champions League l'anno prossimo, ma le certezze non le può avere nessuno. Quello che è - e l'ho rinfrancato -, è che l'ambizione della società, mia personale, quindi sua, è quella di vincere. Il giorno dopo, dopo giovedì, che l'ho incontrato io, c'è stato subito un incontro con Marotta, Paratici e Nedved, quindi già in quella circostanza lì c'è stato un chiarimento su quelle che devono essere le strategie per il mercato della Juventus. Antonio ha sempre detto che non è una questione di soldi e così non è, lui vuole continuare ad avere la certezza che ci siano i presupposti per continuare a vincere e mi sembra che questi presupposti ci siano. Il lavoro sarà un lavoro congiunto, sarà un lavoro del tecnico, sarà un lavoro dello staff, sarà un lavoro di valutazione su quali sono gli elementi da aggiungere per poter continuare a vincere. Quello che preme sottolineare è che i meriti ed i risultati che abbiamo ottenuto fino ad oggi vanno divisi tra la squadra, perchè comunque la squadra va in campo: tutti quanti ricordiamo Buffon, Chiellini, Barzagli, che è eccezionale, Vidal, però questo io credo sia anche lo Scudetto dei Padoin, dei Peluso, dei Giaccherini, dei Matri, dei Quagliarella, un gruppo di persone che per tutta la stagione aveva un unico obiettivo in testa che era vincere, quindi credo che vada dato il giusto merito alla squadra. L'allenatore è un allenatore che ha funzionato da acceleratore ed è sicuramente un grandissimo allenatore. Ma la società non è stata da meno: noi abbiamo fatto sembrare normale fare quattro mesi in panchina senza allenatore. mi sembra che nessuno oggi ne parli più, ma noi da agosto a quasi Natale, abbiamo giocato senza allenatore; vuol dire che i senatori hanno avuto il loro ruolo, vuol dire che lo staff tecnico ha avuto il suo ruolo, vuol dire che chi ha preso il posto di Antonio in panchina ha avuto il suo ruolo, vuol dire che Paratici poi un giorno racconterà come sono stati questi quattro mesi nei vari sky box d'Italia. Oggi, quindi, ci sono tutte le componenti al loro posto e credo che tutte le componenti vogliano continuare a vincere in Italia e anche in Europa; è difficile, perchè l'anno prossimo abbiamo un appuntamento con la storia, come l'ho chiamato io: la Juventus, tranne quella del quinquennio, negli Anni 30, non ha mai vinto tre Scudetti di fila, quindi bisogna che la mente sia focalizzata l'anno prossimo perchè abbiamo un appuntamento con la storia: diventare la prima Juventus a vincere tre Scudetti di fila. E in Europa, andare più lontano possibile. Abbiamo esempi che ci dicono che certezze non esistono. Il Real Madrid sono circa dieci anni che non vince la Coppa dei Campioni, eppure è la squadra che fattura di più, quindi ha il budget superiore a tutti. Il Manchester United l'anno scorso è uscito nel girone eliminatorio contro il Basilea, quest'anno agli ottavi di finale. Quindi le certezze non le ha nessuno. Sicuramente ci vuole entusiasmo, passione, forza di volontà, dedizione, tanto lavoro e tutti assieme possiamo porci degli obiettivi che auspicabilmente raggiungeremo".
L'incontro tra Lei e Conte c'è stato, l'incontro tra i dirigenti e Conte c'è stato: per cui non c'è più nessuna decisione da prendere da parte sua? Le riserve sul futuro di Conte sono sciolte?
"Da parte mia sono completamente sciolte, non ho mai avuto riserve. Antonio è parte integrante...".
Da parte di Conte?
"Secondo me anche da parte di Conte. Lui aveva bisogno di avere qualche... Sono state due stagioni estremamente difficili, stressanti e credo avesse bisogno anche di una carezza e di una conferma che il programma va avanti. Quello che gli ho detto è che può stare tranquillo perchè finchè ci sono io, a me la fame di vittoria non passerà mai".
L'abbiamo vista dare un bacio a Conte prima di salire sul pullman. Sinceramente non la vedo come uno che dà delle carezze. Diciamo che intendeva in senso figurato...
"Esatto".
Il modello Ferguson è un modello applicabile? E' un modello applicabile nel nostro calcio quello di un allenatore a lunghissimo termine?
"Quando uno ha tutti gli elementi, tali per cui si sta bene assieme, l'auspicio è che sia così. Io lo scrissi... appena arrivò Antonio, auspicai che lui potesse diventare il nostro Ferguson. Sarà solo il tempo a giudicare se anche in Italia saremo in grado di avere un Ferguson".
Però l'obiettivo c'è ancora...
"L'auspicio è questo, sì".
In questo momento la Juventus è una società che è diventata più forte, anche sul mercato, anche come appeal. Dal punto di vista dei rinforzi, fino a quanto può ambire la Juventus? Parlo a livello di qualità di giocatori, di importanza di giocatori. Abbiamo parlato spesso di top player, poi non so cosa ne pensa lei della figura del top player, ma la Juve può ambire a questi giocatori?
"Il calcio italiano in questo momento è sicuramente un calcio che è in difficoltà. Mi è capitato di recente di definire la Serie A come un campionato di transito, una Lega di transito, e non una destinazione finale. Quindi, questa è una riflessione che va fatta su tutto il sistema; se noi faremo una lega di transito faremo sempre fatica ad acquistare i giocatori che costano 30-40-50. Ci piace dare questa definizione di top player ed il top player costa tanto, se poi è buono i campo. Llorente aveva una clausola rescissoria di 37 milioni, se l'avessimo preso l'anno scorso sarebbe stato un top player, se viene a parametro zero.... è solo una questione anche di come si fanno. Se io guardo ai migliori acquisti che abbiamo fatto, Vidal, Pogba, Barzagli e Pirlo, l'investimento complessivo è stato di circa 14 milioni. Vidal era sui 12, avevamo qualche commissione sugli altri. Quindi vuol dire che il valore medio dei quattro migliori giocatori che scendono in campoè stato di tre milioni. Se noi diciamo, dobbiamo spendere a tutti i costi, no. Noi dobbiamo anche essere capaci di trovare queste situazioni. Poi è chiaro che nel rifondare una squadra - come dicevo prima, abbiamo 21-22 giocatori su 25 diversi rispetto rispetto al 2010 - qualcuno di sbagliato si fa per forza, questo è un dato di fatto oggettivo. Ma credo che tutto sommato, io non posso far altro che elogiare il lavoro di Marotta, di Paratici e di Nedved, e spero di poter a breve elogiare il lavoro di Gianni Rossi, perchè sotto c'è un settore giovanile e lì stiamo investendo molto. Passa sempre in secondo piano, ma voglio dire, a Vinovo oggi abbiamo il J-College, abbiamo una scuola con i ragazzi. Quando ci trasferiremo alla Continassa, tutto Vinovo verrà destinato all'attività di sviluppo dei giovani, con tanto di stanze, refettorio, quindi diventerà un vero e proprio collegio ".
Ibrahimovic è un obiettivo possibile per la Juventus? Lei lo rivorrebbe?
"No".
Punto?
"Punto".
Higuain?
"Devo dire che la parte di mercato, io ho sempre sostenuto che c'è quella che chiamo io, la capacità di fuoco. La capacità di fuoco sono il costo del personale tesserato, più gli ammortamenti. Quest'anno saremo vicini ai 200 milioni per queste due voci e questo ci mette tra il sesto, settimo, ottavo e il nono posto in Europa. Quindi se vale il discorso del budget, noi dovremo raggiungere tutti gli anni, come minimo, i quarti di finale di Champions League. Ora sappiamo perfettamente che questo... c'è l'equazione budget = risultato sportivo non c'è, bisogna avere la capacità di gestirlo al meglio, bisogna avere la capacità di gestire i giocatori al meglio, perchè le motivazioni, il lavoro e la volontà, danno sempre quel qualcosa in più. Però il budget che noi mettiamo a disposizione dell'area sportiva, è un budget sicuramente importante. Dal mio punto di vista ho sempre sostenuto che queste sono decisioni che vengono delegate in primis a Marotta, che poi ne discute con Paratici, con Nedved, con Conte stesso, che è parte integrante di queste decisioni. Loro devono stare entro questa cifra. Poi possono smontarla e rimontarla, l'importante è che il costo totale tra ammortamenti e retribuzione personale tesserato, faccia quello gli viene messo a disposizione".
E' giusto chiedere a lei se ci saranno cessioni eccellenti? Parlo dei giocatori che vi potrebbero essere richiesti, penso a Vidal, a Marchisio...
"Ripeto,queste qua sono scelte che competono all'area tecnica, ne discutono tra di loro e io con loro partecipo. Per me, quello che è importante, è tenere a mente l'obiettivo, che è vincere, e tenere a mente quello che è il rispetto di questa capacità di fuoco che oggi si aggira intorno ai 200 milioni. Dal mio punto di vista, quello che viene messo a disposizione dell'area tecnica, devono gestirlo al meglio, consapevoli che la nostra ambizione è quella di vincere ogni competizione a cui partecipiamo, ma siamo altrettanto consapevoli, come ho detto in passato, che comunque ci sono anche delle altre squadre che hanno le stesse legittime ambizioni nostre e quindi anno su anno è difficile. Ripeto, vincere l'anno prossimo vorrebbe dire entrare nella storia. Bisogna essere concentrati dal giorno uno e dire: dobbiamo entrare nella storia, tre volte di fila".
Bisogna essere affamati come dice Conte?
"Bisogna essere affamati, non bisogna mai perdere la fame ed è una cosa che io non perdo neanche al giovedì quando gioco con i miei amici, quindi figuriamoci se perdo la fame nel gestire la Juventus".
C'è sempre anche Nedved quando gioca?
"Quasi sempre".
Con lei o contro?
"Ci sono le estrazioni per le squadre, quindi dipende dalle volte".
La Juventus in questo momento è all'opposizione in Lega Calcio e in qualche modo non è certamente filogovernativa per quanto riguarda la Figc. Questo va un po' - per quanto riguarda soprattutto gli ultimi anni - contro la tradizione della Juventus, che è sempre stata una squadra vicina al governo del palazzo, anche protagonista. E' cambiato qualcosa radicalmente o è una cosa che potrebbe evolversi in modo diverso? La disturba il fatto di essere all'opposizione?
"E' anche cambiato qualcosa... sì certo è che è cambiato qualcosa. Il 2006 è stato un terremoto in casa Juventus, quindi tutta una serie di scelte che non sono state condivise allora hanno sicuramente lasciato il segno. Da parte nostra c'è grande consapevolezza di aver rispetto la giustizia sportiva, così come rispettiamo le decisioni che oggi avvengono in Lega. C'è stata un'assemblea con 14 voti favorevoli e 6 contrari, che ha dato un governo. Le vicende del 2006 hanno chiaramente lasciato degli strascichi e ci sono tutta una serie di azioni giudiziarie che sono in corso e che per noi sono assolutamente importanti. Detto questo, noi dobbiamo valutare quello che è l'aspetto legato al 2006 in un'ottica retrospettiva, ma di continua richiesta di parità di trattamento. I fatti che sono emersi successivamente sono fatti che hanno comunque portato alla luce elementi nuovi. Dall'altra parte, però, dobbiamo essere consapevoli che il governo e l'opposizione, nel calcio non esistono, siamo un'unica associazione che vive nella sua collettività per migliorare e per riportare il calcio italiano in posizioni più prestigiose di quelle che occupa oggi. Stesso discorso si può dire della Federazione: credo che l'intervista del vicepresidente Albertini sia stata assolutamente eloquente l'altro giorno. Noi oggi in Consiglio Federale abbiamo una serie di componenti che hanno le loro posizioni e i loro punti di vista, mentre invece bisognerebbe avere un punto di vista della Federazione che prende decisioni nell'interesse del gioco calcio, non delle varie componenti. Possiamo maturare, possiamo migliorare, ma non è il momento di criticare questa o quella azione, questa o quella persona. Io da quando sono nel calcio sento solo criticare la gente e anche a me è capitato di criticare. Credo che in questo momento sia arrivato il momento di fare un passo indietro e lavorare tutti quanti, tutti uniti, per riaffermare quella che è la posizione del calcio italiano in Europa".
Nelle prossime maglie non ci saranno nè le due stelle, o tre stelle, secondo la vostra interpretazione, nè la scritta 31 sul campo. E' una scelta estetica, o c'è del contenuto?
"Però c'è lo Scudetto sulla maglia, che è importante".
Quindi non ci sono ripensamenti o tentativi di riappacificazione?
"No, non ci sono. Credo che da parte nostra... la gente ne fa un discorso di contabilità, i discorsi, gli Scudetti per noi sono 31, sappiamo perfettamente che l'albo ufficiale ne dà 29. A me, arrivati a questo punto, mi piace anche ricordare un altro numero.... tra l'altro domani inaugureremo la mostra 'Il lunedì si parlava di calcio', che è la storia della mia Famiglia e della Juventus: sono 90 anni e questo ci rende la proprietà più longeva di qualsiasi marchio sportivo al mondo. Dal '23 ad oggi, noi come Famiglia, abbiamo vinto 30 Scudetti in 90 anni, il che vuol dire uno Scudetto ogni tre anni. Come media statistica su 90 anni fa media, e quindi di questo siamo molto orgogliosi, e sono 30. Negli ultimi tre anni abbiamo fatto anche un po' meglio, perchè ne abbiamo fatti due su tre, quindi non ci resta che proseguire".
I suoi anni...
"Sì, gli ultimi tre anni".
Tornando all'ultima vittoria, i tifosi della Juventus su internet hanno votato Vidal miglior giocatore della stagione, MvP di questo Scudetto? Lei cosa ne pensa? Condivide o ha altre nominations?
"Per me è il collettivo. Ripeto, l'ho detto prima, questo è sicuramente lo Scudetto dei Buffon, dei Chiellini, dei Barzagli, dei Vidal, dela novità Pogba, di Vucinic, ma è anche lo Scudetto di Padoin, Giaccherini, Matri, Quagliarella, di tutti. Questo è stato lo Scudetto di una squadra che si è ripetuta. Lo dice sempre il mister: vincere una volta può essere un caso, ripetersi vuol dire che società, staff tecnico, allenatore e giocatori funzionano".
Qual è stato il momento più emozionante di questa stagione per lei?
"Il gran gol di Giaccherini contro il Catania sicuramente mi ha dato una gioia particolare. Avete dato anche voi delle testimonianze abbastanza eloquenti di questo. Poi credo che la vittoria a Bologna sia stato un momento estremamente determinante nel percorso di rivincere lo Scudetto".
Ha mai temuto di non riuscire a vincerlo quest'anno, oppure questa cavalcata vincente, con gli avversari quasi sempre lontani dalla vetta, l'ha sempre rassicurata?
"Uno finchè non lo vince deve sempre temere di non vincerlo, quindi devo dire che averlo vinto con tre giornate di anticipo ci ha fatto vivere un finale di stagione sereni. Uno non deve mai pensare di aver vinto finchè non ha effettivamente vinto, la concentrazione è sempre stata alta, altissima da parte di tutti, perchè siamo perfettamente consapevoli che finchè non si è vinto, non si è vinto. Io ho visto il primo 5 maggio, quello originale, non questo qua, così come ho visto la giornata di Perugia, quando perdi all'ultima giornata. Bisogna arrivare, quando uno ha vinto, ha vinto, altrimenti deve sempre temere che qualcosa possa succedere".
Pensa mai a quello che le ha insegnato suo padre, anche nella gestione e nel modo in cui in questi anni lei sta imparando a vincere?
"Uno dei grandi insegnamenti di mio padre, un insegnamento silenzioso, una delle poche frasi che mi ha sempre detto, è che uno deve cercare di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, quindi non perdersi strada facendo nel cercare altre opportunità. Uno si deve dare degli obiettivi e cercare di raggiungerli. Dopodichè l'esempio di mio padre è sempre stato un esempio molto silenzioso, molto rispettoso, ma anche molto rigoroso, parafrasando una frase inglese "He lead by example" e gli altri lo seguivano".
Modello inglese, modello spagnolo e adesso si parla di modello tedesco. Quale secondo lei è più applicabile in Italia per tornare ai vertici anche in Europa?
"Ripeto, noi non dobbiamo ispirarci a un modello piuttosto che a un altro, perchè ogni Nazione ha le sue peculiarità, quindi anche nel fatto della gestione stessa, del reperimento delle risorse, la Germania è diversa dall'Inghilterra, la Spagna è diversa dall'Italia. Noi dobbiamo individuare quello che è il nostro modello di riferimento, in base a quello che è il nostro perimetro di riferimento. Bisognerebbe avere una guida diretta e forte da parte della Federazione, in modo tale che le altre componenti, una assieme all'altra, perseguano quello che è l'obiettivo che dà la Federazione. E la consapevolezza che la Lega di Serie A deve essere il traino di questo sistema".
Quello del 1986 era stato l'ultimo. Quello di oggi, è stato il primo Scudetto vinto dalla Juventus senza Alessandro Del Piero. Del Piero ha fatto anche i complimenti alla società in un messaggio recente. Sembra però - anzi, posso anche togliere il sembra -, che tra di voi ci sia sempre una certa freddezza. Questa freddezza finirà?
"Non è una questione di freddezza, io sono riconoscente ad Alessandro, abbiamo passato tante serate assieme, così come sono riconoscente a tutti i giocatori delle Juventus precedenti. Alessandro è un grande della storia della Juventus, mi è capitato altre volte a agli Scirea, ai Platini, a Sivori. Alessandro sarà sempre nei nostri cuori e mi auguro presto di rivederlo nella nostra famiglia, allo stadio, in altre circostanze, perchè comunque è un pezzo di storia della Juventus e di questo andiamo fieri".
Qual è l'obiettivo di domani?
"Vincere".
In cosa la Juventus le assomiglia di più?
"Io sono cresciuto dentro la Juventus, a me... vincere, questa volontà di vincere, questa volontà di raggiungere gli obiettivi prefissati. Credo che da questo punto di vista, crescere vicino alla Juventus ha più plasmato me, che non io la Juventus. Io ho il privilegio di traghettarla per un periodo, ha vinto prima di me e vincerà anche dopo di me".
Grazie.
"Grazie".