Ricc ha scritto:Effettivamente proprio questo volevo capire da un "censimento" del genere.
Quelle di MrTetris sono considerazioni che più o meno tutti stiamo facendo di questi tempi.
Mi è capitato addirittura di sentire di persone "troppo titolate" per essere assunte.
Sarebbe interessante conoscere, da chi già è entrato in contatto con il mercato del lavoro, la propria opinione a riguardo. E anche se è una tendenza generale o solo di particolari settori (ad esempio quelli meno tecnici).
Poi c'è sempre quella solita diatriba: completare gli studi il prima possibile VS completare gli studi il meglio possibile.
Personalmente sto studiando ingegneria civile. Vorrei proprio farmi un'idea di dove finirò, al netto ovviamente di casi-della-vita, botte-di- et similia.
Allora, ti do la mia opinione anche su cosa sia meglio tra finire il prima possibile e finire con un voto più alto possibile (detto che ovviamente la cosa ottimale sarebbe finire in fretta, col massimo dei voti).
Ovviamente è solo una mia opinione, in quanto essendo ancora studente non ho ancora avuto un riscontro dal mondo del lavoro. Inizio a dire che:
Un voto alto (e vista la quantità di laureati in italia in ogni campo, per voto alto intendo ALMENO 108/110, se non 110/110 in quelle facoltà in cui almeno il 50% degli iscritti esce col massimo dei voti) serve per:
- vincere i concorsi pubblici: è solitamente uno dei parametri di valutazione, a differenza dell'età. Spesso però è anche richiesta l'esperienza (e prima si finisce, più se ne acquisisce).
- fare il dottorato: qui, a meno di tempi di laurea biblici, l'età non conta. Conta solo il voto. E ovviamente aver fatto la tesi col prof capo della commissione.
Finire in tempi rapidi (5 anni e mezzo, massimo 6) è invece più utile per:
- lavorare in azienda: più sei giovane, più ti vogliono. A volte conta più l'età che il titolo di studio (non è detto che un phd venga preferito a un laureato, anzi spesso è il contrario).
- lavorare all'estero: essendo in ogni Paese il metro di valutazione e la scala di voti diversi, i voti finali di studenti di Paesi diversi non sono confrontabili. Le età invece si. Quindi di solito all'estero se ne fregano bellamente del voto, mentre guardano l'età del candidato (e eventuali esperienze precedenti nel Paese in cui si cerca lavoro). Oltre che ovviamente la conoscenza della lingua locale e dell'inglese. Una cosa importante: il mito della meritocrazia all'estero è, in parte, falso. Anche all'estero i conoscenti, gli amici degli amici, e (comprensibilmente) chi ha già collaborato in qualche modo con chi deve scegliere tra i candidati, passeranno davanti a persone con curricula ben più rilevanti.
Altra cosa: siccome all'estero si laureano tutti in 5 anni, se mai cercherete lavoro fuori dall'Italia preparatevi alla domanda: "ma perché ci ha messo così tanto?" Anche se vi siete laureati in 6 anni, mentre tutti i vostri compagni di corso stavano ancora studiando gli esami del 3° anno. E non vale rispondere "perché da noi scienza delle costruzioni è un casino, lo passano in 3 su mille a ogni appello". Non lo capirebbero mai.
Quindi, in sostanza, dipende molto da quale corso di studi si frequenta, e da quale carriera si ha intenzione di intraprendere. Nella grande maggioranza dei casi, però, l'età conta più del voto finale (e attenzione, l'età è a volte diversa dalla velocità di completamento degli studi. Chi ha fatto la primina magari alle elementari, è avvantaggiato, c'è poco da fare. Chi interrompe gli studi è svantaggiato, anche se poi ci mette 5 anni effettivi). Senza contare che andando fuori corso aumentano anche le tasse da pagare all'uni.
Ci sono poi due ultimi parametri:
- Facoltà d'appartenenza. C'è poco da fare, una laurea alla Bocconi vale più di una laurea all'università di Canicattì (con tutto il rispetto), soprattutto per le aziende. Però non bisogna dimenticare che in un concorso pubblico l'appartenenza a una certa facoltà non conta, mentre il voto spesso si.
- Esperienze pregresse: se per caso avete lavorato, anche per pochi mesi, durante gli studi, avete fatto bingo. E' un parametro richiestissimo dalle aziende, che in pochi in Italia hanno.
Insomma, secondo me l'età conta MOLTO più di un voto alto, anche perché ormai si laureano tutti con voti altissimi, e gli studenti hanno sempre più libertà sul piano di studi, perciò il voto finale spesso non è molto indicativo. Soprattutto, non conta assolutamente nulla prendere 107 anziché 103, per dire. O ci si laurea con 110, o tanto vale puntare sulla velocità. Certo che se poi ho la possibilità di finire con il massimo dei voti in 5 anni e mezzo anziché con 109 in 5 anni netti, preferisco metterci qualche mese in più. Ma sono casi limite.
Tutto questo, detto da uno che si laureerà in 7 anni con un voto :censored: